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I TERRANOVA DELLA SERENISSIMA

Non si poteva svolgere sotto uno sguardo più carico di storia, i leoni di S. Marco della Serenissima, una tra le esercitazioni più importanti di salvataggio con Unità Cinofile.

Organizzata dal 9 Maritime Rescue Sub Centro di concerto alla sezione di Venezia della Scuola Italiana Cani da Salvataggio, alla presenza e sotto la direzione del Comandante Operativo di Zona Marittima C.V. (CP) Riccardo Barnabei, autorizzata personalmente dal Contrammiraglio (CP) Gaetano Sodano, l’esercitazione prevedeva l’utilizzo dei cani di salvataggio addestrati dalla scuola Italiana Cani da Salvataggio, imbarcati a bordo di mezzi navali della Guardia Costiera, per portare in salvo naufraghi di una imbarcazione rovesciatasi in mare.

Scopo dell’esercitazione era verificare l’efficacia dell’impiego di Unità Cinofile da Salvataggio in operazione di soccorso in mare in supporto a unità S.A.R. Search and Rescue. A tale scopo si è previsto l’imbarco di quattro cani di Terranova e rispettivi conduttori in possesso di brevetto operativo sulla motovedetta d’altura C.P. 251 e di due Unità Cinofile sul Boston C.P. 5041. Grazie all’interessamento del C.C. (CP) Gualtiero Sculz, capo sezione dell’ufficio operativo, e del responsabile della sezione di Venezia della Scuola Andrea Schiavon è stato inoltre elaborato un piano di salvataggio il più attinente alla realtà in modo da svolgere una esercitazione il più verosimile.

Piazza San Marco e Palazzo Ducale fanno da sfondo alle Unità Cinofile imbarcate sulla CP 2033 della Guardia Costiera

Su allarme, dopo aver informato il I.M.R.C.C. di Roma, gli equipaggi si sono diretti verso la zona delle operazioni, dopo essersi imbarcati presso la Capitaneria di Porto in S. Marco. In appoggio ai mezzi navali della Guardia Costiera si avevano, visto l’alto numero di persone simulanti il naufragio, tre Unità Cinofile imbarcate su un mezzo di salvataggio della Sezione di Venezia della Scuola. Raggiunto il luogo del naufragio i cani da salvataggio e i rispettivi conduttori si tuffano dalle unità navali della Guardia Costiera e raggiunti i figuranti li portavano in salvo sia sulle motovedette stesse che a riva.

Riteniamo che in presenza di un numero notevole di persone in mare (evento grandi numeri), in vicinanza alla costa o in presenza di bassi fondali che sconsiglierebbero l’eccessivo avvicinamento dei naufraghi o alla costa con i mezzi S.A.R. per evitare di compromettere inutilmente l’integrità di naufraghi e il successo dell’operazione, l’utilizzo di cani da salvataggio accrescerebbe notevolmente l’efficacia delle operazioni. L’ausilio dato dai cani è chiaramente rappresentato dalla notevole potenza degli stessi nel nuoto, aiutando il sommozzatore (conduttore) che può risparmiare preziose energie affidandosi appunto al cane sia nella fase di avvicinamento al naufrago, che nel più difficile e oneroso rientro alla vedetta, lottando anche contro la corrente e il mare. La partenza del cane dell’unità S.A.R. non presenta nessuna difficoltà essendo cane e conduttore addestrati e abilitati al tuffo persino dagli elicotteri in hovering a tre - cinque metri dall’acqua. Il rientro a bordo si è dimostrato meno difficile del previsto nonostante l’alto bordo dell’unità dall’acqua (CP251) grazie all’utilizzo di una grossa cima da ormeggio fissata con uno speciale moschettone all’imbragatura marina da salvataggio che il cane indossa costantemente nelle operazioni di salvataggio, imbragatura normalmente utilizzata per verricellare lo stesso dagli elicotteri. Sui mezzi con un bordo ancora più basso (CP 5041 BW) tutto ciò è risultato ancora più semplice e veloce.

Ricordiamo che un addestramento più costante sulle vedette permetterebbe anche al cane da solo, vincolato ad una cima galleggiante, di raggiungere il naufrago. Questo, una volta attaccatosi al cane, potrebbe essere velocemente recuperato tramite la semplice trazione della cima da parte del personale imbarcato.

Alyssha, Mafalda e Zar coi loro conduttori a bordo del BW CP 5041 della Capitaneria di Porto di Venezia durante l’annuale esercitazione con la Guardia Costiera

Le due tecniche, unità cinofila (uomo-cane) e cane da solo si integrano ottimamente nelle notevoli tipologie di salvataggio che normalmente i mezzi di soccorso sono soliti affrontare. Ricordiamo inoltre che il sommozzatore-conduttore operando insieme al cane può enormemente contare su di lui: ciò rende chiaro l’utilità dello stesso. Grazie all’ausilio dato dal cane l’unità cinofila potrebbe valere come due uomini, con un notevole risparmio di energie e risorse.

Un cane da salvataggio ottimamente addestrato può nuotare per un’ora rimorchiando una persona, oltre che il conduttore senza sforzo apparente. Possiede in potenza un notevole senso dell’orientamento che, debitamente incanalato da un addestramento mirato e specifico, permette al cane di sapersi dirigere verso l’unità anche con forte vento, spruzzi dovuti alle onde e al mare formato. In tal modo permetterebbe all’uomo di nuotare sul dorso sorreggendo il naufrago senza perdere l’orientamento. 

Al termine dell’esercitazione si sono provate altre Unità Cinofile in possesso di brevetto di salvataggio avanzato, inferiore a quello operativo. Si è potuto constatare che la preparazione non raggiungeva i massimi livelli garantiti da quello operativo, che comporta anche l’abilitazione all’elisoccorso sia del cane che del conduttore, sia nelle operazioni di tuffo in acqua che di verricellata sia in discesa che in salita.

Aver lavorato negli ultimi quattro anni utilizzando vari tipi di elicottero ha di fatto accresciuto l’operatività dei cani e dei conduttori, ricreando nelle esercitazioni tutte quelle difficoltà in cui normalmente vengono a trovarsi i soccorritori nella realtà. L’altezza del tuffo, tre - cinque metri, il vento creato sull’acqua dal flusso rotore, con conseguente nebulizzatore di moltissima acqua, che riduce drasticamente la visibilità e crea addirittura problemi di respirazione, il rumore generato dalle turbine con conseguente creazione di difficoltà anche nelle comunicazioni tra i soccorritori e gli equipaggi dei mezzi, ha permesso di addestrare debitamente uomini e cani, cosa altrimenti impossibile lavorando solamente dalla spiaggia o da piccole imbarcazioni.

Anche le esercitazioni con i mezzi navali della Guardia Costiera di quasi tutte le classi (400, 250, 2000, 6000, 1000, 5000, g.c.) hanno permesso lo studio di un metodo di addestramento che ottimizza l’operatività dei cani e dei conduttori adeguando la preparazione delle Unità Cinofile alla realtà che devono saper affrontare. Durante l’esercitazione oltre ai Terranova hanno preso parte alle operazioni di salvataggio anche dei Labrador dando prova di ottime capacità, tanto che se si dovesse stilare una classifica si vedrebbero fianco a fianco Terranova e cani di altre razze.

Il terranova Dakota si lancia dall’alto bordo di una motovedetta senza la minima esitazione

Ciò è già ampliamente stato trattato da un articolo tecnico redatto dal C.C. (CP) Corrado Gamberini comandante della motovedetta CP401 Oreste Cavallari sulla rivista “La Protezione Civile Italiana”. In detto articolo veniva infatti sottolineato il dato tecnico che il cane ideale da salvataggio deve avere un peso tra i 35 e i 55 chilogrammi, sfatando la falsa ipotesi che solamente un cane enorme sia adatto a fare salvataggio. L’esperienza di questi anni ha infatti verificato senza ombra di dubbio questo dato. Non da ultimo sottolineiamo che i cani e i conduttori hanno sempre operato con equipaggi differenti e un ulteriore miglioramento delle performances si potrebbe ottenere con una maggiore collaborazione, cosi come avviene, per esempio tra gli equipaggi del S.A.R. dell’Aeronautica Militare e il soccorso alpino e la croce rossa italiana.

Riteniamo che in tale ottica si potrebbe orientare una maggiore collaborazione, fermo restando che il lavoro sino a qui effettuato, in corrispondenza alle normative e direttive S.A.R., ha sicuramente migliorato la capacità di intervento dei cani da salvataggio e dei loro conduttori. Grazie infatti a tutte le varie esercitazioni di salvataggio realizzate dagli Uomini del Corpo delle Capitanerie di Porto e dalla Scuola Italiana Cani Salvataggio in questi anni, si è potuto raggiungere una professionalità difficilmente immaginabile.

Ricordiamo che già diversi paesi (Giappone, Germania, Brasile, Spagna, Svizzera) si sono interessati ai cani di salvataggio italiani, e tale successo deve essere chiaramente attribuito ai consigli che gli istruttori della Scuola hanno ricevuto dagli Uomini e Ufficiali della Guardia Costiera in questi anni.

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