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MANICOTTO O PADRONE

Un bel esemplare di Terranova Brown, Alyssha

Alla base di ogni metodo di addestramento per i cani sta chiaramente una filosofia dell’addestramento stesso che se non compresa può creare grossi problemi. Voglio spiegarmi meglio.

Se noi vogliamo addestrare un cane al salvataggio e quindi vogliamo avere dopo uno o due anni un cane eccezionale al nostro fianco, dobbiamo chiaramente partire dalle basi più elementari per ottenere ciò.

Dobbiamo partire dagli esercizi più semplici ed elementari possibili per poi via via aumentare il grado di difficoltà degli stessi.

Nell’addestramento al salvataggio in acqua la prima fase è quella in cui si DEVONO superare le prime difficoltà e la più grossa è quella dell’insegnare al cane a nuotare.

Non tratterrò in questi articoli dell’addestramento a terra, ma mi addentrerò approfonditamente nel come addestrare un cane a nuotare prima, e a fare salvataggio in acqua poi.

Se volessimo condensare le varie filosofie di addestramento dei cani in acqua arriveremmo a trovare alla fine due differenti e diametralmente opposte correnti di pensiero.

Entrambe, sotto alcuni aspetti, concordano su quello che deve saper fare un cane in acqua alla fine dell’iter addestrativo per poter definirsi un cane da salvataggio, ma differiscono enormemente all’inizio dell’addestramento stesso.

Il manicotto

La prima che affronteremo è quella più vecchia e che definirei la SCUOLA DEL MANICOTTO.
Trae origini tale tecnica di addestramento in Francia circa venti anni fa e prevede l’uso di un manicotto galleggiante all’inizio del lavoro col cane.

Tale manicotto si ritrova poi chiaramente nelle prove di brevetto al primo livello.

Si insegna, secondo tale tecnica, a nuotare ad un cane basandosi sull’esercizio del riporto. Si può lavorare sia a terra che in acqua. Normalmente viene consigliato di provare prima a terra, e alcuni consigliano addirittura di usare un bastoncino di legno, cosa che personalmente sconsiglierei, e vedremo in seguito il perché.

Si inizia a far giocare il cane con un oggetto, il manicotto, che è un tubolare galleggiante e molto robusto (per resistere al rosicchiamento), lanciandolo lontano, poi correndo a volte insieme al cane per rubarglielo e contenderlo, in modo che il cane “SI ATTACCHI” affettivamente allo stesso, sia vedendo nel manicotto un gioco, che stimolando l’istinto predatorio insito in ogni cane.

La maggior parte dei cani in breve tempo si affeziona talmente al manicotto, tanto che glielo si può lanciare cento volte che questi andranno cento volte a riprenderlo, incuranti persino della stanchezza fisica, tanto è vero che alcuni padroni devono essere fermati altrimenti potrebbero esagerare sicuramente con questo esercizio.

Non usare un bastoncino di legno

Sconsigliavamo precedentemente di usate un bastone di legno poiché così facendo si potrebbe incorrere in alcuni rischi: vediamoli.

Per prima cosa un bastone di legno o un altro oggetto raccolto a riva non riveste per il cane nessun rapporto affettivo, NON È IL SUO MANICOTTO, col quale il padrone gioca insieme a lui tutti i giorni, ma un oggetto qualsiasi.

Se viene lanciato più volte e alla fine il cane non va a prenderlo per l’ennesima volta, poco importa, anche al padrone, poiché se ne troverà un altro ancora, penserà il padrone stesso, e il cane sentirà sicuramente tale stato d’animo.

Mafalda recupera da sola un gommone

Il suo manicotto

Se invece il manicotto è il suo manicotto, se ne riconoscerà l’odore, la forma, il colore, assocerà più facilmente la comparsa dello stesso nelle mani del padrone all’attività di gioco che ne seguirà, ai momenti belli e felici, a correre nei prati ed in acqua, e al premio, coccole o bocconcino prelibato, secondo come vorrete e preferirete, che alla fine dell’attività di gioco e di addestramento il padrone gli offrirà. Sicuramente tale atteggiamento è un rinforzo positivo all’esercizio che abbiamo proposto al nostro cane e col quale stiamo lavorando per addestrarlo.

Non lasciate il manicotto al cane

Ricordo ora che viene consigliato, a ragion veduta, da moltissimi addestratori, che seguono la tecnica dell’uso del manicotto, di non lasciare mai il manicotto stesso al cane nella cuccia o alla fine del lavoro nel bagagliaio della macchina con la quale si torna a casa.

Il manicotto deve essere tirato fuori all’inizio del gioco-addestramento e riposto poi, dopo le coccole-premio alla fine dello stesso. In tal modo il cane assocerà la vista del manicotto stesso nelle mani del padrone, all’attività bella che si effettuerà insieme poi, come già abbiamo accennato e non si assuefarà alla presenza del manicotto avendolo sempre con sé.

Col manicotto è più facile insegnare al cane nuotare

Con tale metodo, si otterrà più facilmente che un cane impari a nuotare velocemente, poiché se il cane è “attaccato” al manicotto, sarà molto più deciso e convinto ad entrare in acqua per andare a prenderlo, e tale risolutezza giova assolutamente allo stile di nuoto.

Infatti se il cane è bello deciso ad entrare in acqua per prendere l’oggetto lanciatogli dal padrone, non penserà sicuramente alla novità e alle insidie che l’acqua comporta, sarà sicuramente più invogliato ad agire con decisione, e il gioco lo aiuterà a NON PROVARE PAURA. Tutti noi sappiamo che se un cane ha paura a fare qualcosa, è veramente molto difficile fargli fare un determinato esercizio, e viene da qualsiasi esperto consigliata la tecnica del GIOCO per fare superare alcuni timori ai nostri cani.

Il gioco insieme ad una voce rassicurante, energica, di incitamento gioioso. L’uso del manicotto lanciato in acqua si inserisce perfettamente in questa filosofia di addestramento.

La delicata presa al polso di Alyssha per il riporto di una persona inanimata

Cosa non fare

Voglio qua accennare brevemente a un sistema per insegnare al cane a nuotare che mi è stato riferito che alcuni pseudo addestratori a volte utilizzano. Per fortuna non l’ho mai visto usare, ma dato che è sicuramente da aborrire, mi sembra giusto accennarlo.

Alcuni, per fare prima, visto che ci vuole sicuramente un bel po’ di tempo anche per usare il manicotto, mettono i malcapitati cani su un gommone o barchetta e li portano a dieci venti metri dalla riva, sulla quale rimane il padrone, ignaro di quale trauma il suo cane stia per subire.

Un trauma difficile da superare

A questo punto chiaramente il cane si può sentire abbandonato dal padrone stesso, è su un mezzo strano che galleggia in mezzo all’acqua e il più delle volte è tentato di saltare giù per tornare dal padrone, non sapendo assolutamente a cosa va incontro.

Scopre in una manciata di secondi che sull’acqua non si può camminare, molte volte scendendo dall’imbarcazione, va sott’acqua anche con la testa, e si trova improvvisamente, SENZA NESSUN AIUTO, a dover nuotare, cosa che nessuno gli ha mai insegnato.

Se siete molto, molto fortunati, il vostro cane ha un carattere forte e un atavico istinto di nuoto, supererà tale trauma e non ne riporterà che un brutto ricordo, se invece è di indole più timido, meno dominate come carattere, potrà non voler entrare mai più in acqua e voi suderete sette camicie per fagli passare questa paura. Vi garantisco che ho visto più cani terrorizzati dall’acqua, cani acquatici per eccellenza, Terranova, Labrador ecc., dopo un tale trattamento fatto subire da un pseudo istruttore, di quanti voi pensiate. Meditate a lungo su questo, e vedrete che eviterete molti sbagli.

La progressione dopo il manicotto

Torniamo al nostro manicotto e alla filosofia di addestramento che sta dietro a tutto questo, e vediamo come poi funziona la progressione successiva.

Dopo aver insegnato ad un cane a nuotare, persino a tuffarsi da imbarcazioni e moli, per andare a riprendere il manicotto, lanciatogli dal padrone, non si ha ancora in mano un cane da salvataggio.

A questo punto, scorrendo ad esempio il brevetto di lavoro in acqua francese, ci accorgiamo che dovremo insegnare al nostro cane ad andare a prendere un manichino pesante venti trenta chili in acqua, poi imparare a prendere, come col manichino, una persona per il polso e poi a portare un salvagente in acqua ad una persona che simuli l’annegamento. Normalmente ai nostri corsi per istruttore definiamo tale scuola di addestramento quella del MANICOTTO - MANICHINO - POLSO - SALVAGENTE. Dobbiamo ricordare, per non generare confusione, che i primi tre sono esercizi di RIPORTO, il quarto è un esercizio di APPORTO, che è un altro tipo di addestramento, diverso e più difficile.

Dovrebbe a questo punto essere chiaro l’iter che deve fare un cane per diventare un cane da salvataggio, si inizia col manicotto e col gioco per insegnargli a nuotare, per poi proseguire complicando le cose, per avere alla fine del corso un cane forte e abile. Ripeto che questa è la filosofia di addestramento della scuola francese, che è confluita sia nel brevetto di lavoro in acqua francese e che è stata adottata sia in Svizzera che, a grandi linee, in Italia da alcuni gruppi di lavoro e associazioni.

Mafalda impegnata nell’apporto di un salvagente

Un’esperienza diversa

Personalmente, dopo averla provata a lungo, più di cento cani portati alle varie prove di brevetto francese, svizzero ed italiano, averli addestrati, seguiti prima e dopo il brevetto, sono giunto, insieme agli istruttori della mia scuola, alla considerazione che tale tecnica pur essendo molto buona, ha dei grossi limiti: vediamoli.

I limiti della tecnica francese

Per prima cosa tale tecnica non si può adattare a tutti i cani, basti citare il Terranova Max protagonista insieme al suo padrone Angelo di molti, spettacolari salvataggi, nelle acque toscane, che non andrebbe mai e poi mai a prendere in acqua un manicotto lanciato da chicchessia, pur seguendo il suo padrone in acqua anche col mare in tempesta.

Quindi se io devo usare il manicotto per insegnare ad un cane a nuotare, ma questo nuota già, si tuffa dalle motovedette della Guardia Costiera, fa salvataggi, ma non prende il manicotto in bocca, mi devo domandare se devo rinunciare ad addestrarlo, o tornare indietro al A B C dei corsi per insegnargli a prendere il manicotto.

Non confondiamo il mezzo con il fine

Rischio in tal modo di CONFONDERE IL MEZZO CON IL FINE. Un altro esempio chiarificatore è quello del manichino. Ho visto decine di cani fare la presa al polso sulle persone e il padrone, e dover essere portati indietro a fare la presa al polso sul manichino, che teoricamente viene prima della presa sulla persona. Così facendo si creano grossi problemi ai cani e ho visto decine di cani bravi confondersi e fermarsi. Abbiamo infatti moltissime persone che col loro cane non sono mai andate oltre il primo e secondo grado delle prove di lavoro, pur avendo degli ottimi cani. Personalmente sono giunto alla conclusione che pur essendo un ottimo metodo di addestramento il sistema del manicotto - manichino - presa al polso ecc. ha dei grossi limiti, non può essere adattato a qualsiasi cane a priori, insomma va preso con le pinze.

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